In repertorio
Solo un bambino in viaggio
Giorno della Memoria
SOLO UN BAMBINO IN VIAGGIO
Spettacolo liberamente ispirato al racconto "Il bambino del tram" di Isabella Labate
Di Damiano Grasselli
Con Viviana Magoni, Mauro Peri
Alle cinque e mezza del mattino del 16 ottobre 1943 iniziò quello che oggi viene ricordato come il rastrellamento del ghetto di Roma.
Si dice rastrellamento perché, come un rastrello che passa sulla terra, porta via ogni sasso, ogni filo d'erba, ogni pulviscolo di polvere.
Nel ghetto di Roma, il 16 ottobre del 1943, Emanuele ha 12 anni e si sveglia a causa del trambusto e dalla finestra vede un uomo che con un’arma minaccia la sua mamma.
Di corsa cerca di raggiungerla, ma la sua mamma lo respinge con un calcio.
"Risciùdde!" Gli grida la mamma. È una lingua strana. Un dialetto romano mischiato alle tradizioni yiddish, una lingua che si parla solo nel ghetto di Roma.
Risciùdde. Vuole dire: vattene, levati di mezzo. Lo grida Virginia al piccolo Emanuele. Con tutta la voce che ha. Lo fa come se gli dicesse: ti voglio bene.
Emanuele si rifugia su un tram da cui scenderà solo dopo tre giorni.
La parola eroi nella nostra testa ci fa sempre pensare a dei maschi adulti, dalla pelle bianca, bellissimi, muscolosi, pieni di coraggio.
A volte, gli eroi, guidano un tram. Semplicemente. A volte, gli eroi, condividono un panino. Affamati. A volte, gli eroi, fanno comparire una coperta. Calda. A volte, gli eroi sono seduti accanto a noi. Silenziosi.
Ma forse non abbiamo più nemmeno bisogno di eroi. Abbiamo bisogno di raccontare, come ha fatto per tutta la vita Emanuele, le storie che ci salvano per provare a ricordare cosa significa essere umani.
Una storia vera, troppo vera, per riflettere su chi eravamo, su chi purtroppo ancora siamo.